domenica 26 agosto 2012

IL FAVOLOSO MONDO DI PETKOVIC


Lo Young Boys di Petkovic era un piccolo gioiello. Record di punti e di gol nel campionato svizzero, per due anni di fila vice-campione di Svizzera. Il suo calcio era divertente. Correvano e segnavano, i suoi giocatori avevano riempito lo Stade de Suisse: 15 mila spettatori di media per partita, un primato in Axpo League. Si parla di Lulic, che è stato il vero colpo della Lazio nell’ultima stagione. Petkovic lo ha scoperto nel Bellinzona, lo ha portato nello Young Boys, lo ritroverà a Formello. Ma c’è un altro grande giocatore, ancora più famoso del bosniaco, che Vlado ha lanciato a Berna. Si tratta di Seydou Doumbia, centravanti ivoriano del Cska Mosca. Era uscito dalla stessa accademia in cui la società biancoceleste ha pescato Onazi (centrocampista della Primavera), sotto la guida di Petkovic allo Young Boys realizzò 50 gol in due anni. Una furia sotto porta, fatta esplodere poco alla volta, anche partendo dalla panchina.
CONTE - Chi conosce Petkovic, lo descrive come un tecnico moderno. Calcio offensivo, gli esterni che spingono forte, gli attaccanti che stringono per tagliare verso la porta o andare a prendere il cross sul palo opposto al cross. Lo slavo predilige i giocatori di forza, dotati di cambio di passo. Ma sa riconoscere le caratteristiche del patrimonio tecnico a disposizione e cuce il modulo di conseguenza. Non è un integralista, si sa adattare, sfrutta il potenziale in tanti modi. Prendete Lulic: al Bellinzona lo impiegava esterno sinistro a tutta fascia nel 3-4-3. Con lo Young Boys lo ha fatto giocare in attacco e lo utilizzava stabilmente nel tridente. L’estate scorsa, in un’intervista al nostro giornale, presentò Lulic sostenendo che avrebbe potuto giocare anche da interno sinistro. Pochi mesi dopo, sul campo, Reja gli avrebbe dato ragione. Questo per dire che l’interpretazione del modulo non è rigida. Sono stati fatti diversi paragoni, anche a sproposito. Il modello di Zeman c’entra poco. Semmai, come tipo di gioco e intensità, può essere accostato a Conte.
FLESSIBILITA’ - Sono due i criteri intorno a cui ruotano le sue scelte. Preferibilmente Petkovic si affida alla difesa a tre, perché gli ha dato i migliori risultati, ma in Turchia e anche al Sion ha puntato sulla linea a quattro. Gioca con due centrocampisti centrali che sappiano dare equilibrio alla squadra, sviluppa quasi tutto il suo gioco sulle fasce. Gli esterni si devono proporre. Ecco perché il 3-4-3 a volte è diventato 4-2-3-1 o 4-4-2. Secondo questa logica, per sfruttare in pieno l’organico della Lazio, potrebbe togliere un attaccante e inserire un trequartista oppure aggiungere un difensore. La variazione principale sul tema riguardarebbe il 3-4-1-2 per dare spazio e collocazione a Hernanes, che quasi certamente (se resterà) tornerà ad essere un costruttore di gioco, un playmaker alla Pirlo come ai tempi del San Paolo. Questa soluzione consentirebbe alla Lazio, che già sta lavorando sul mercato, di affiancare uno tra Yilmaz e Nilmar a Klose, punta di diamante anche nella prossima stagione.
MODULI - Oggi, per sostenere il 3-4-3 classico, Zarate (di rientro dall’Inter) riprenderebbe subito un posto da titolare. Ha le caratteristiche ideali come esterno d’attacco per il gioco di Petkovic, che altrimenti dovrebbe adattare Ederson e Candreva oppure avanzare Lulic nel tridente. Il bosniaco in attacco può giustificare la corte a Balzaretti, che si prenderebbe la fascia sinistra. La difesa sembra il reparto già sistemato: Diakitè, Dias, Radu e il neo acquisto Breno, più Biava e Scaloni di scorta danno sufficienti garanzie. A destra Konko e Gonzalez in attesa di un esterno ancora più offensivo. Bastano due o tre pedine per migliorare la Lazio, troppo compassata a centrocampo: serviranno giocatori veloci.

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