E' sempre una grande sconfitta quando i tifosi non sono più un unico blocco granitico e lo scioglimento del Centro Coordinamento Toro Clubs è una ferita profonda inflitta al Cuore Toro. Senza entrare nel merito della decisione e senza giudicare o prendere le parti di qualcuno perché quanto accaduto non crea vincitori, ma solo vinti poiché una parte di quella che un tempo era considerata da tutti la tifoseria più calda d'Italia e non solo e che aveva prodotto la curva più bella d'Europa e una fra le più passionali del Mondo: la Maratona, oggi non c'è più. Certo il tifo granata continua ad esistere, così come la curva Maratona, ma non è più la stessa cosa.
Con questo comunicato il CCTC dà il commiato: "The final cut. Senza rimorsi, senza rimpianti.
Capita spesso nelle storie d'amore. Se mi fossi comportato diversamente, se avesse fatto in un altro modo saremmo ancora insieme. La storia del CCTC è una storia d'amore, una storia di passione vera, che consuma che sfianca.
Di tempo speso, di strada fatta insieme e da soli. Di soldi spesi, di notti insonni. Una storia d'amore per il Toro, per la sua gente. Di amore poco corrisposto, di amore tradito. La storia finisce qui. Noi del CCTC ci siamo spesi, abbiamo dato tutto, ma ci siamo sbagliati, quello che credevamo fosse il Toro è in realtà una semplice società di calcio, come molte altre, anzi peggio. La sua gente, che credevamo diversa è invece ordinaria, anzi peggio, pronta a tradire la storia, la dignità e l'orgoglio di un popolo ora disperso, ora omologato dal calcio moderno, senza passione senza vero amore. Perciò, senza rimorsi perché chi fa sbaglia e senza rimpianti perché l'amore, per ciò che erano il Toro e la sua gente, ci ha insegnato a difendere la nostra libertà, ... a questo punto ci fermiamo, non trovando più la voglia di rappresentare nessuno e per non incorrere nel rischio di fare compromessi o che ci venga il disgusto nei confronti di qualcuno che per molto tempo abbiamo considerato amico e ora si confonde in una tifoseria nella quale non riusciamo a riconoscerci.
Centro Coordinamento Toro Clubs"
Capita spesso nelle storie d'amore. Se mi fossi comportato diversamente, se avesse fatto in un altro modo saremmo ancora insieme. La storia del CCTC è una storia d'amore, una storia di passione vera, che consuma che sfianca.
Di tempo speso, di strada fatta insieme e da soli. Di soldi spesi, di notti insonni. Una storia d'amore per il Toro, per la sua gente. Di amore poco corrisposto, di amore tradito. La storia finisce qui. Noi del CCTC ci siamo spesi, abbiamo dato tutto, ma ci siamo sbagliati, quello che credevamo fosse il Toro è in realtà una semplice società di calcio, come molte altre, anzi peggio. La sua gente, che credevamo diversa è invece ordinaria, anzi peggio, pronta a tradire la storia, la dignità e l'orgoglio di un popolo ora disperso, ora omologato dal calcio moderno, senza passione senza vero amore. Perciò, senza rimorsi perché chi fa sbaglia e senza rimpianti perché l'amore, per ciò che erano il Toro e la sua gente, ci ha insegnato a difendere la nostra libertà, ... a questo punto ci fermiamo, non trovando più la voglia di rappresentare nessuno e per non incorrere nel rischio di fare compromessi o che ci venga il disgusto nei confronti di qualcuno che per molto tempo abbiamo considerato amico e ora si confonde in una tifoseria nella quale non riusciamo a riconoscerci.
Centro Coordinamento Toro Clubs"
All'interno delle tifoserie ci sono sempre state rivalità e differenze di opinioni, singoli gruppi nascevano e si scioglievano, e questo avveniva anche fra i sostenitori del Toro. Nonostante le divergenze negli anni i tifosi granata hanno sempre avuto un'unione di fondo che faceva sentire tutti, i più passionali e quelli meno chi si riconosceva in un club e chi singolarmente andava allo stadio, un unico essere: il tifoso del Toro. Orgoglio, senso di appartenenza, attaccamento viscerale alla maglia e alla storia: tutto ciò resta in ogni tifoso, ma non c'è più come prima nell'interezza della collettività. E in questo sta la grande sconfitta.
Il calcio è cambiato e lo sono anche i tifosi. Il calcio è diventato business e i tifosi sono considerati clienti dalle televisioni e dalle società. Da tempo la pura passione è stata incanalata verso la fruizione di uno spettacolo che crea emozioni anche molto forti, ma di breve durata, lo spazio di una partita o poco più, poi via tutti devono ritornare alla propria vita, al tran tran quotidiano fino alla prossima gara. Il calcio in Italia genera un giro d'affari stimato in 9 miliardi di euro, che corrisponde 0,6 per cento del Prodotto interno lordo e se fosse inserito nella graduatoria dei fatturati stilata ogni anno da Mediobanca sarebbe la 12esima industria del Paese. Ecco perché le società allontanano sempre più i tifosi dalla propria squadra del cuore: allenamenti a porte chiuse, giocatori che possono concedersi al loro abbraccio solo in momenti ben definiti e proibiscono a giocatori, allenatori e dirigenti di fare dichiarazioni spontanee non espressamente autorizzate.
Le società di calcio, e il Torino Fc non fa eccezione, vogliono solo il consenso dei propri tifosi e per ottenerlo stringono accordi, più o meno di dominio pubblico, con i gruppi dei tifosi, questo avveniva anche in passato, ma oggi per tenere alla larga le polemiche e ancor di più le contestazioni si arriva al cuore del tifo dividendolo, spaccandolo e corrompendone l'essenza. Il calcio lentamente sta uccidendo se stesso e lo scioglimento del Centro Coordinamento Toro Clubs ne è una conseguenza, l'ultimo esempio. I tifosi possono ancora salvare il calcio e la loro passione, ma possono farlo solo uniti e non divisi.
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