MILANO - Mai come quest'anno, San Siro è terreno di conquista. Lo ha mostrato subito la Sampdoria, lo ha ribadito la Roma contro l'Inter, lo sancisce questa sera l'Atalanta che supera il Milan, si prende la prima vittoria in campionato e condanna i rossoneri alla seconda sconfitta consecutiva tra le mura amiche. Tralasciando le vicissitudini nerazzurre, una volta può succedere ma la seconda è già un indizio: con buona pace di quello che può pensare Galliani, questo Milan non è certo in grado di lottare per lo scudetto. Senza un pilastro determinante davanti come Ibra, senza una colonna dietro come Thiago Silva, senza l'esperienza dei veterani questa squadra non si distingue poi tanto dall'Atalanta che ha affrontato questa sera perdendo il confronto. Una partenza di campionato così brutta dei rossoneri non la si ricorda e gli strascichi emotivi potrebbero influenzare anche la Champions che si approssima.
PALO DI DENIS - Allegri sceglie El Shaarawy come partner di Pazzini. A centrocampo De Jong frangiflutti con Ambrosini, Emanuelson e Boateng. Bojan guarda dalla panchina, Pato dalla tribuna. Colantuono con Moralez e Bonaventura ad alternarsi come spalla di Denis. Inizio arrembante dei rossoneri che giocano col coltello tra i denti e protestano per un calcione di Bellini a Boateng in area, che Orsato non sanziona: non sarà l'unica decisione arbitrale accolta dal boato di protesta di San Siro. L'Atalanta si chiude a riccio, respinge gli assalti, resiste e riparte: squadra costruita sulla sostanza, trova minuto dopo minuto la forza di credere nel colpaccio che si materializza per qualche istante sul destro di Denis al ventesimo, in una rara ma pericolosa sortita nerazzurra dalle parti di Abbiati. Il tiro viene deviato da Acerbi, la palla batte Abbiati ma batte anche sul palo, lasciando il risultato invariato. Il brivido dello spavento ci mette qualche minuto ad abbandonare le schiene dei rossoneri, memori del ko con la Samp, ma il Milan riparte con gli spunti di Emanuelson che prova a svegliare i suoi con una bella iniziativa che apre il finale tutto rossonero: Consigli miracoloso tre volte in rapida successione sulla conclusione di Boateng, sulla ribattuta del compagno di squadra Bellini e qualche minuto dopo sul tiro di Ambrosini. Porta blindata, non si passa, intervallo sullo 0-0. Pazzini non pervenuto, il Faraone mai decisivo.
CIGARINI SULLE ORME DI COSTA - La ripresa non vede cambi fino al 10', con l'Atalanta a tenere in piedi la partita e a fermare anche senza soffrire troppo le iniziative avversarie. Ambrosini esce, acciaccato, per Nocerino, il match si scalda con due gialli a Bonera prima e Biondini poi, un sinistro di Brivio messo in angolo da Abbiati e poi, il lampo: Denis difende bene palla al limite dell'area e scarica per l'accorrente Cigarini: sinistro chirurgico che si infila in diagonale tra palo e Abbiati. Milan sotto a San Siro, di nuovo, e tornano i fantasmi blucerchiati. Allegri lancia Bojan nella battaglia, gli lascia il posto El Shaarawy. Boateng prima e Pazzini poi non riescono a trovare la deviazione decisiva su palloni pericolosi in area, dall'altra parte Moralez a vedersi negare il 2-0 da Abbiati sulla conclusione ravvicinata in area. Squadre lunghe, la partita è una battaglia di nervi: dentro anche De Luca per Bonaventura e Cazzola per Cigarini, mentre Constant rileva Emanuelson. Finale infuocato ma tutto sommato gestito dagli orobici che passano indenni anche i sei minuti di recupero e, dopo il ko con la Lazio e il pari di Cagliari, si godono meritatamente la vittoria. Il Milan è disperso in azione, ormai abbandonato a sé stesso e alla fine di un percorso chiaro: prima ha mandato via le idee di Pirlo e il gioco ragionato in favore dell'adorazione monoteistica e muscolare del 'palla a Ibra': e ora, con la partenza del totem svedese, resta una squadra svuotata, senza riferimento, da compitino e senza idee. Una nobile decaduta dal mercato e senza l'umiltà del rinnovamento, al momento senza tanto futuro.
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